Alla recente edizione della “Fashion Week” di Parigi, durante la presentazione della collezione primavera/estate 2023, abbiamo assistito ad uno spettacolo davvero innovativo ed estremamente interessante: il getto spray che diventa un vestito.
Chi l’avrebbe mai detto? Eppure l’unione di tecnologia, ricerca e di materiali ultra sperimentali hanno permesso (a una semplice visione fantascientifica) di trasformarsi in realtà sotto gli occhi dei presenti.
Ciò che la sfilata voleva dimostrare è l’evoluzione e la crescita dell’industria della moda, nel corso degli anni, che sta diventando sempre più attenta alla produzione e realizzazione ecologica dei capi, sperimentando nuovi tessuti e nuove scoperte.
Il colpo di scena, a fine esibizione, è stata la ciliegina sulla torta dell’evento (tenutosi nella “Sala Tessile” del Museo Nazionale delle Arti e dei Mestieri di Parigi) quando la supermodella Bella Hadid (link) ha posato (semi) nuda al centro del palco mentre un team di esperti le ha spruzzato addosso un composto spray che le ha fatto materializzare addosso un vestito direttamente su misura in base al suo corpo.
Il materiale utilizzato per l’abito è il Fabrican, un liquido spray istantaneo composto da fibre di cotone e materiali sintetici. Il Fabrican è sicuramente un materiale che vuole dimostrare ulteriormente l’approccio innovativo che si vuole dare al mondo della moda, che è in continua evoluzione.
Molti stilisti stanno lavorando per trovare nuovi materiali sempre più ecosostenibili, innovativi e tecnologici. Lo “spray dress” però non è una novità assoluta, un’esibizione simile fu portata sulle passerelle da Alexander Mcqueen già nel 1999, durante l’iconica sfilata che vide, come protagonista, la modella Shalom Harlow.
Quest’ultima era in piedi su una piattaforma di legno girevole, vestita con un abito bianco di carta a più strati che creava un volume a corolla. Accanto a lei furono piazzate due braccia robotiche realizzate dell’azienda italiana Fiat che iniziarono a spruzzarle addosso una tinta di colore giallo e nero.
Un’esibizione che stava a simboleggiare il connubio tra creatività umana e innovazione tecnologica, un incontro sempre più necessario durante il procedimento di produzione di massa dei beni di consumo.